The Pursuit of Pleasure

Latifa Echakhch e Lili Reynaud Dewar

A cura di Salvatore Lacagnina

09.11.2009 — 16.01.2010

In occasione della terza edizione dell’appuntamento Colazione in Barriera e in concomitanza di Artissima, Fiera internazionale d’arte contemporanea di Torino, Barriera e l’Istituto Svizzero di Roma presentano The Pursuit of Pleasure. Latifa Echakhch e Lili Reynaud Dewar.
L’interazione fra generi, architettura, oggetti, classi sociali, culture diverse, è un insieme di questioni aperte che accomunano le ricerche delle due artiste. Eppure le soluzioni formali delle loro opere conducono in territori diversi.

Lili Reynaud Dewar ha realizzato due nuove sculture e un nuovo video dalla serie The Power Structures, Rituals and Sexuality of the European Shorthand Typists (2009), ispirata a un breve fotogramma del film Petit à Petit (1971) del regista e antropologo francese Jean Rouch. I personaggi stereotipati di due donne, una segretaria giovane e bionda e una dattilografa più matura, si trovano all’interno di due gabbie in legno naturale. Una gabbia contiene un tavolino con una vecchia macchina da scrivere, l’altra uno specchio a tre ante. Le sculture di Reynaud Dewar sono costruzioni precarie, realizzate con tecniche artigianali semplici; al limite tra scenografia e scultura, nascono già come possibili scene di una performance. Il video, un documentario che descrive le azioni delle due attrici/segretarie, rappresenta un’analisi dell’estetica del lavoro, una ricerca sul rapporto fra il corpo femminile (quando subisce un mutamento dovuto alle strutture sociali), gli oggetti e l’architettura. Ciascun oggetto inserito nelle opere di Reynaud Dewar rimanda a una pratica che ne prevede l’utilizzo, come destinato a possibili performance.

Al contrario, Latifa Echakhch svuota gli oggetti del loro contenuto e li priva di utilità, creando strumenti per una performance impossibile. È il caso di Micro vide (2006), tre aste che sostengono tre microfoni senza collegamento sonoro, e diFantasia (Empty Flag), 2007, una serie di pennoni privati delle loro bandiere, che sporgono dal muro intrecciandosi. In occasione di questa mostra la scultura, in un angolo, disegna un volume quadrato che dialoga con le gabbie di legno e si estende su un piccolo deserto di sabbia. Désert (2005-2009), realizzato con semola di grano duro, ricopre in parte il pavimento dello spazio espositivo, ne spezza la simmetria ma allo stesso tempo evidenzia l’equilibrio formale della mostra. Chiude la mostra un oggetto di uso comune, un sacchetto di plastica nero riempito di stucco (Untitled. In the Street), 2008, omaggio a Helen Levitt. Contrappunto narrativo, che spinge lo spettatore fuori dallo spazio, dentro le strade della città.

The Pursuit of Pleasure